FRATELLI SI DIVENTA
Mercoledì 11 Maggio ore 21 Sala Ratti Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti
Credo che questo sia il miglior film prodotto negli ultimi anni.
La visione dell’alpinismo tradizionale e i valori che dovono condurre gli alpinisti sono esplicitati chiaramente, d’altra parte non era possibile altrimenti avendo due giganti come Messner e Bonatti.
Alessandro Filippini e Fredo Valla che hanno realizzato il film sono stati magistrali nel cogliere lo spirito dell’alpinismo e dell’avventura custodito dai nel cuore dei due alpinisti.
Il film è diviso in due parti: nella prima compaiono Messner, Bonatti e Riccardo Cassin a casa di quest’ultimo per festeggiarne i 100 anni. Nella seconda, è ripreso il dialogo fra Messner e Bonatti, in occasione delle celebrazioni dei 50 anni dalla salita del nella casa di Dubino di quest’ultimo, in occasione delle celebrazioni dei 50 anni dalla prima salita al Gasherbrum 4 (1958-2008).
«E’ molto emozionante questo dialogo in cui si toccano le ragioni profonde dell’alpinismo nella sua dimensione più umana e culturale, vera e propria forma di esplorazione di se stessi, innanzitutto, il senso dell’avventura intesa come un andare verso l’ignoto con curiosità ma anche paura. Paura, che è un sentimento fondamentale, fondamento stesso del coraggio», ha commentato Pamela Lainati, della Cineteca Cai.
«Ancora attualissime le affermazioni sull’animalità insita nell’uomo, che invece sta perdendo il senso della sua ricerca, delle sue origini e soprattutto del suo scopo, sempre più irrigidito in schemi fissi che vanno bene per ogni stagione, ma di fatto disumanizzati e disumanizzanti», continua.
«Io e Walter ci siamo incontrati emozionalmente già negli anni ’70, poi però siamo entrati in contrasto per colpa di qualcosa che non era nelle nostre teste, ma di altri. Poi ci siamo riuniti, spiega Messner, perché gli alpinisti hanno lo stesso sentimento per la montagna, la stessa sensibilità. È importante che i giovani si ricordino che l’alpinismo tradizionale è un’altra cosa, non bisogna dimenticarlo. Non è la gara di arrampicata che abbiamo visto alle Olimpiadi, quella non c’entra niente con l’alpinismo. Anche se è difficile difenderlo, perché è pericoloso. Però gli alpinisti non vanno in montagna per morire, ma per imparare l’arte di non morire nonostante l’asperità del luogo», continua ancora.